Attacchi di Panico e Agorafobia

L’ansia eccessiva, incongrua, inabilitante è uno dei problemi psicologici più diffusi. Un attacco di panico è un’esperienza inattesa, molto spiacevole, spesso accompagnata dalla paura di perdere il controllo, di svenire, morire o impazzire. Durante un attacco di panico una persona sperimenta sintomi molto sgradevoli: tachicardia, respiro affannoso, palpitazioni, vertigini, senso di costrizione al torace, tremori, formicolii, sudorazione, etc., diventando in breve tempo molto spaventata e fortemente a disagio in una situazione nella quale la maggior parte degli individui non proverebbe paura o malessere.

Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia in cui sono presenti attacchi di panico. La sua componente essenziale è la modificazione dello stile di vita per il timore di avere altri attacchi. Chi ne soffre tende a limitare sempre più la propria vita, per evitare di trovarsi in quelle situazioni che potrebbero scatenare un nuovo attacco. L’evitamento, pertanto, è una caratteristica costante del problema e non è efficace. Nel breve periodo si ha una breve e illusoria riduzione dell’ansia, ma nel lungo periodo si determina una cronicizzazione del problema e un peggioramento dei sintomi. Attacchi di panico frequenti possono compromettere gravemente la qualità della vita. Con ripetersi il degli attacchi si comincia a temerne meno le conseguenze anche se spesso rimane la paura che l’attacco successivo possa essere più grave. In ogni caso dette esperienze rimangono estremamente spiacevoli e sono poche le persone che riescono a condurre una vita normale.

Il panico implica la paura della propria ansia! Più cresce l’ansia, più se ne ha paura in quanto i suoi sintomi sono interpretati catastroficamente come segni di un grave malore, paura di svenire, di non essere soccorsi, di perdere il controllo o di impazzire.

Chi ha un attacco di panico cerca di allontanarsi dalla situazione in cui si trova, aspettando che il panico si esaurisca, oppure cerca una persona cara che lo possa aiutare se dovesse svenire, avere un infarto o impazzire. Altri, invece, desiderano rimanere soli, perché si vergognano di farsi vedere in uno stato di prostrazione emotiva.

Dr Marino Donà
Psicologo e Psicoterapeuta Genova